Il Consulente del Lavoro è colui che si occupa di fornire dei consigli, o meglio una consulenza, termine da cui deriva la denominazione del ruolo, riguardante l’ambito economico e finanziario. Si tratta più precisamente di una figura lavorativa che lavora di solito come libero professionista e che possiede diversi clienti da guidare nel percorso lavorativo.
Questo significa che il consulente potrà fornire spiegazioni utili per risolvere problematiche riguardanti il lavoro, come ad esempio problemi con le comunicazioni con i Centri per l’Impiego o con il datore di lavoro o mancati pagamenti. In più si tratta di una figura che elabora i cedolini paga e gestisce anche gli obblighi previdenziali.
Il consulente del lavoro: di che cosa si occupa e quali sono le principali caratteristiche del suo ruolo
Il consulente del lavoro lavora solitamente come libero professionista, anche se vi possono essere dei casi in cui viene assunto come dipendente di una certa azienda. Il suo compito principale consiste nel fornire consulenza proprio riguardante l’ambito lavorativo e in particolare le questioni economiche e finanziarie relative al settore del lavoro.
Può avere come clienti dei soggetti privati oppure anche aiutare enti o aziende a gestire problematiche lavorative. Si tratta quindi di un esperto delle normative concernenti il lavoro, che tra l’altro può persino assistere ad alcune sentenze in tribunale o assistere alcuni giudici o le parti che si sono citate in giudizio. Nel primo caso si parla di “consulenza tecnica d’ufficio”, mentre nel secondo caso si dovrebbe parlare di “consulenza tecnica di parte”.
In genere però i consulenti del lavoro hanno dei clienti che richiedono il loro aiuto per trovare soluzioni a problemi come controversie con il datore di lavoro oppure anche controversie con gli organi previdenziali o anche assicurativi o fiscali. L’importante è non confondere mai la figura professionale in questione con quella di un avvocato, anche perché mentre quest’ultimo prepara proprio la causa legale, il consulente fornisce solo consulenza, quindi aiuta a trovare delle soluzioni, ma non possiede le stesse mansioni di un avvocato.
Per capire bene la differenza, si può affermare che il consulente del lavoro sia colui che aiuta imprese, ma anche enti privati o pubblici, nonché organizzazioni, associazioni o privati a regolare il rapporto lavorativo con i propri dipendenti o con i propri datori di lavoro. In realtà il compito di questi professionisti non termina con questo ruolo, anche perché i consulenti si possono occupare anche di svolgere un’analisi aziendale per determinare le problematiche presenti nell’impresa o possono iscrivere i dirigenti e i dipendenti ai vari organi previdenziali, come ad esempio INPS oppure INAIL. In più la figura in questione si occupa anche di risolvere aspetti giuridici ma solo ed esclusivamente in relazione a un contratto lavorativo o comunque a questione ad esso collegate. Per fare degli esempi, un consulente risolverà problemi sulle assunzioni, sui licenziamenti o anche trasferimenti, adempimenti previdenziali.
È bene però fare un elenco preciso di tutte le mansioni dei consulenti del lavoro, anche perché non terminano con quelle appena citate.
Compiti del consulente del lavoro: ecco quali sono
Può essere utile fare un elenco di tutte le mansioni che un consulente lavorativo deve ricoprire:
- gestire i rapporti lavorativi problematici tra dipendenti e datori di lavoro
- iscrivere agli istituti previdenziali e assicurativi di riferimento la clientela
- redigere la certificazione unica
- occuparsi della denuncia di maternità
- occuparsi della gestione o richiesta della cassa integrazione
- occuparsi degli infortuni di un lavoratore gestendo la comunicazione con gli organi di competenza
- elaborare le buste paga
- calcolare i contributi e tutte le variabili relative alla busta paga
- assistere un’azienda, altro ente o cliente privato
- trasmettere le dimissioni dei dipendenti
- assistere o rappresentare un cliente in una sentenza giudiziaria
- fornire consulenza tecnica oltre che lavorativa
- stipulare contratti di lavoro tipici e anche quelli atipici
Come si è visto, i compiti del consulente in questione riguardano tutte le possibili problematiche che si possono riscontrare nell’ambito lavorativo e le loro rispettive soluzioni. Oltre a questo però è opportuno specificare anche quali debbano essere le competenze di queste figure professionali, in modo che chiunque voglia diventarlo, sappia quali sono i requisiti da inserire nel proprio curriculum vitae.
Competenze e requisiti che ogni consulente del lavoro deve avere e da includere nel Curriculum
I requisiti che i consulenti del lavoro devono sicuramente avere e che devono inserire nel loro curriculum sono i seguenti:
- conoscere a fondo le normative inerenti il lavoro
- conoscere bene le leggi riguardanti i contratti e i sistemi retributivi
- avere un’eccellente conoscenza nell’ambito della ragioneria
- avere un’ottima conoscenza fiscale
- saper fare la contabilità
- conoscere le scadenze relative agli adempimenti fiscali e quelle amministrative
- conoscere in modo perfetto la disciplina del diritto del lavoro
- avere conoscenze informatiche
- avere buone capacità gestionali
- essere molto precisi
- possedere il problem solving
- saper capire al meglio le esigenze e le problematiche del cliente
- sapersi organizzare al meglio
- avere ottime doti comunicative
- essere pronti ad aggiornarsi dal punto di vista normativo e sulla tematica del diritto del lavoro
I consulenti del lavoro dovranno avere un CV ricco dei requisiti appena indicati e soprattutto, tutti coloro che vogliono entrare a far parte di questa categoria dovranno anche seguire un percorso di formazione specifico, su cui è bene fare un approfondimento.
Come diventare consulenti del lavoro: ecco il percorso formativo da seguire
Per diventare consulenti del lavoro occorre prima di tutto iscriversi presso un corso di laurea triennale che abbia un indirizzo economico o politico, oppure iscriversi ad una laurea magistrale come quella in giurisprudenza, della durata di cinque anni.
Tuttavia si specifica che possono diventare consulenti anche coloro che non possiedono un titolo universitario, ma anche almeno abbiano seguito un praticantato di almeno due anni presso uno studio dove all’interno siano presenti consulenti abilitati. Dopo tale pratica si potrà richiedere l’iscrizione al cosiddetto “Registro dei praticanti” che viene tenuto dal Consiglio dell’Ordine nella Provincia di residenza.
Il percorso formativo in questione riuscirà a fornire al futuro professionista tutte le conoscenze utili per svolgere il suo lavoro. In più egli riceverà anche le nozioni deontologiche utili per il superamento dell’esame per l’abilitazione alla professione. Dopo il superamento di tale prova, sarà possibile iscriversi all’albo professionale.
L’esame sarà suddiviso in una parte scritta e una orale e le materie da studiare per poterlo superare sono diversi rami del diritto. Tra questi, quello del lavoro, ma anche diritto costituzionale, penale, privato. A questo però si aggiungono anche nozioni di economia aziendale o normative sociali. Dopo aver superato l’esame, il consulente potrà aprire uno studio privato e quindi lavorare come libero professionista.
Il salario dei consulenti del lavoro
Il professionista in questione presenta uno stipendio medio che equivale all’incirca a 33500 euro all’anno. Si specifica però che questa somma può variare di molto, anche perché, come accennato, solitamente il consulente del lavoro è un libero professionista, quindi lavora in proprio. In più, alcuni calcoli statistici svolti da esperti hanno stimato che i consulenti alle prime armi hanno un guadagno medio che si aggira intorno ai 22000 lordi annuali. Nel caso invece di professionisti che alle spalle hanno un maggior numero di anni di esperienza, il salario può anche arrivare a 62000 euro lordi. Come si è visto, il consulente del lavoro ricopre un ruolo riguardante il diritto del lavoro e la risoluzione di problematiche o procedure ad esso connesse. Di conseguenza, dovrà formarsi a fondo sulle competenze inerenti questa disciplina, superare l’esame per l’abilitazione e poi potrà lavorare come libero professionista.
Scritto da
Giada Fiordaliso.